Codici rossi in aree urbane: 7 su 10 in ritardo

L’Assessore alla Salute Telesca ha recentemente evidenziato che il Rapporto 2016 di Cittadinanzattiva dà una valutazione positiva del settore dell’emergenza/urgenza, con tempi di intervento medi di 15 minuti.
 
I dati di Cittadinanzattiva richiamati dalla Telesca sono relativi all’anno 2015, quando non si erano ancora manifestati gli effetti più sinistri della Riforma Sanitaria e quando il 118 funzionava e garantiva tempi di soccorso molto buoni.
 
Ma ora siamo alla fine del 2017, la Riforma è andata avanti e anche il 118 è stato coinvolto nel degrado del sistema sanitario pubblico, come confermano gli stessi documenti ufficiali della Regione. Tra questi merita particolare attenzione la “Relazione Sala Operativa Emergenze Sanitarie” che riporta i tempi di soccorso del 118 relativi alle “missioni di codice rosso e giallo registrate nel periodo Maggio/Agosto 2017”.
 
Da questo documento risulta che solo nel 16.2% di tutti gli interventi di soccorso di codice rosso e giallo effettuati in aree urbane della nostra regione si è arrivati in meno di 8 minuti, che è il tempo massimo di soccorso previsto dalle indicazioni ministeriali e recepito dalla stessa normativa regionale. Ciò significa che nell’83.8% delle emergenze urgenze le autoambulanze sono arrivate in ritardo.
 
Tali dati si riferiscono alla somma dei codici rossi e gialli. Se consideriamo solo i rossi, codifica attribuita nei casi di interruzione o compromissione delle funzioni vitali, quindi interventi rigorosamente tempo dipendenti quoad vitam, risulta che oltre 7 interventi su 10 in codice rosso arrivano in ritardo.
 
Gli interventi in zona urbana rappresentano il 60% di tutta l’attività di soccorso sanitario in Friuli Venezia Giulia, l’altro 40% è costituito dai soccorsi in aree extraurbane, dei quali 3 su 10 arrivano oltre il tempo massimo di 20 minuti previsto dalla normativa per le aree extraurbane.
 
Già così la situazione sembrerebbe molto grave, in quanto avere in area urbana oltre 8 interventi di codice rosso-giallo su 10 in ritardo è inaccettabile. Come del resto è inaccettabile, anche se meno drammatico, dover attendere in area extraurbana 3 soccorsi su 10 oltre i 20 minuti.
 
Ma la realtà è peggiore di quella rappresentata nel rapporto della Regione, infatti nelle statistiche 118 non è conteggiato il tempo impiegato dagli operatori del NUE 112 per processare in prima istanza la chiamata di soccorso, che ammonta in media a 140 secondi. Quindi i tempi di soccorso sono nella realtà ancora più lunghi di quelli già assai lunghi documentati nelle statistiche ufficiali.
 
Ma quali erano i tempi di soccorso quando esistevano le Centrali 118 provinciali e non esisteva il 112?
 
I tecnici regionali hanno affermato che è impossibile fare un confronto. Strano, considerando che il vecchio sistema informativo 118 è in possesso di questi dati. Un ente terzo come Cittadinanzattiva ci conferma che i tempi di soccorso erano molto buoni, anzi tra i migliori nel panorama nazionale.
 
I professionisti, medici e infermieri, che lavorano oggi nel 118 sono in gran parte quelli che vi lavoravano ieri, quindi non sono in discussione capacità e disponibilità degli operatori, che anzi subiscono le incongruità del sistema. Neppure sono diminuite le risorse, anzi sembra si stia spendendo più di prima. Evidentemente male.
 
Quindi non rimane altra causa se non l’inadeguatezza della nuova organizzazione.
 
Walter Zalukar
Presidente Associazione Costituzione 32
 

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  1. In riferimento all’articolo: “Nue 112, Telesca: «In programma centrali territoriali per codici bianchi» in: http://www.triesteprima.it/cronaca/nue-112-telesca-in-programma-centrali-territoriali-codici-bianchi-28-ottobre-2017.html, mi chiedo se sia possibile che un paziente si auto definisca il codice, tanto da chiamare un numero invece di un altro. Siamo ai pazienti “medici di se stessi”? Se si fossero mantenuti i pronto soccorso come esistenti prima della riforma, si sarebbe potuto, in locale adiacente al pronto soccorso, creare un ambulatorio con un medico ove inviare i codici definiti bianchi dall’infermiere di triage, (che, per inciso, con la definizione del codice da attribuire ad un paziente determina la gravità, secondo lui, del soggetto, potendo anche sbagliare) che se poi si fossero rivelati gialli o rossi avrebbero potuto esser inviati subito al pronto soccorso, come da me suggerito anni fa ai pronto soccorso Ass3 e all’ azienda stessa.
    Inoltre non capisco cosa c’entri l’etica dei giornalisti ed il loro ordine con la risoluzione della fissità dell’assessore sui codici bianchi. Pare quasi che l’Assessora, che ormai segue nel modo di pensare una logica tutta propria, ritenga di attribuire i ritardi dati dalla Sua centrale unica e dal taglio dei pronto soccorso ai codici bianchi che non sanno di esserlo, perché non sono medici.
    Pare poi che l’Assessora intenda sostituire i cittadini ai medici riempiendo centri storici, punti sensibili e aree scoperte su tutto il territorio udinese, con, se ho ben capito, defribillatori che non si sa chi userà e come, essendo spero noto che un normale cittadino non può intervenire su un altro in alcun modo, perché potrebbe esser denunciato per abuso della professione medica, e deve per legge chiamare il 112, o attraverso collegamenti virtuali con il Sores, creando situazioni conflittuali all’interno del Sores stesso per le priorità, e che potrebbero in un momento dato non essere presenti, che ci fanno solo capire che ormai pare si sia fuori dalla realtà dei problemi. Se si vuole incasinare tutto si vada avanti così. E’ l’impostazione della riforma, figlia dell’ improvvisazione, che è sbagliata …

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