Black out Centrale 112: necessario riesame dell’organizzazione

 
Sono tre i black out che hanno colpito le Centrali 112 e 118 di Palmanova in poco più di un mese. I vertici della Protezione Civile sembrano manifestare soddisfazione poiché hanno funzionato i piani di emergenza, i cosiddetti disaster recovery , richiamati dall’Assessore Panontin, cioè misure tecnologiche e organizzative atte a mantenere/ripristinare il servizio a fronte di gravi emergenze, disastri appunto.
 
Ma una Centrale operativa dell’emergenza dovrebbe funzionare come un orologio, non guastarsi ogni 10 giorni (finora) e attendere che i disaster recovery entrino in funzione. Che poi un banale guasto elettrico sveli che non ci sono, o che non hanno funzionato, gruppi di continuità in grado di sopperire ad una caduta di alimentazione elettrica sembra una carenza inescusabile.
 
Sostenere che questi black out non abbiano prodotto ritardi e quindi disagi pare un’offesa all’intelligenza dei cittadini di questa regione.
 
Infatti il blocco di una Centrale operativa dedicata all’emergenza implica, nella migliore delle ipotesi, un ineluttabile allungamento dei tempi di risposta alle chiamate di soccorso, sempre che queste non si perdano prima. Il rallentamento dell’attività implica che ulteriori chiamate in arrivo non siano immediatamente ricevibili, per cui rimangono in coda in attesa.
 
Sostenere che i cittadini non si siano accorti di nulla può essere visto solo come atto di fede.
 
Bisognerebbe chiedere a quei cittadini che chiamavano il 112 per un dolore toracico o la perdita di coscienza di un loro familiare se non si sono accorti delle attese. E altrettanto vale per chi chiamava per un incendio o per un ladro che stava entrando in casa.
 
Ma disservizi e disagi non sono durati pochi minuti, poiché la Centrale 112 di Brescia, a cui sono state trasferite tutte le richieste di soccorso in base al disaster recovery, dovendo provvedere a un così cospicuo incremento di attività, ha presumibilmente allungato i tempi di risposta. Una risposta tra l’altro più complessa, e quindi ancor più lunga e a maggior rischio d’errore, visto che gli operatori 112 di Brescia non conoscono il territorio del Friuli Venezia Giulia. E non si parli di geolocalizzazione, quando sappiamo che questa non risulta utilizzabile in una percentuale non trascurabile di soccorsi.
 
O si arriverà a sostenere che il numero di operatori di Brescia è dimensionato per far fronte ai black out di Palmanova?
 
In conclusione.
A oltre un mese dall’attivazione delle Centrali 112 e 118 di Palmanova il bilancio del nuovo sistema sembra decisamente negativo rispetto a prima, quindi bisogna trarne le conseguenze, perché non si può continuare a far finta di nulla.
 
Si tratta pertanto di agire, e agire presto, perché questo sistema si è dimostrato lento e inaffidabile: il contrario di ciò che esige un’organizzazione di emergenza.
 
Il 112 è il numero europeo dell’emergenza e quindi deve rimanere, ma non a svantaggio dei cittadini. Forse potrebbe convivere con i numeri precedenti, così che chi chiama il 112 possa essere, come ora, messo in contatto con 118, forze dell’ordine, pompieri, ma permettendo che il cittadino possa raggiungere direttamente il soccorso sanitario con il 118, i pompieri con il 115 e la polizia con il 113. Così anche se Palmanova dovesse andare nuovamente in tilt il cittadino che chiama soccorso potrebbe avere un’altra chance, perché una chance in più nell’emergenza può fare la differenza tra la vita e la morte.
 
Walter Zalukar
Presidente Associazione Costituzione 32

Categories:

Tagged:

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *