Il Rapporto CREA 2017 che misura la performance dei Sistemi Sanitari Regionali (SSR) ha messo in evidenza un sensibile peggioramento dello stato della sanità pubblica nel Friuli Venezia Giulia, relegando il nostro SSR al penultimo posto della graduatoria, mentre appena tre anni prima, nel 2014, il sistema sanitario della nostra regione si trovava al secondo posto, ovvero ai massimi livelli di eccellenza.
Il progetto CREA ambisce a fornire una indicazione sul livello di legittima aspettativa del cittadino nei confronti della Salute, a seconda del contesto in cui risiede (Regione).
Per questo motivo la pubblicazione del rapporto ha avuto grande eco sui media dove si sono susseguite le prese di posizione dei partiti politici, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni di rappresentanza dei cittadini. Tutti questi hanno evidenziato come la regressione del nostro SSR diffusamente percepita dalla popolazione e in particolare dai malati e dagli operatori sanitari trovi purtroppo ampia conferma dagli studi di un ente terzo autorevole come il C.R.E.A. Sanità (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, che si è avvalso anche della collaborazione di un qualificato gruppo di esperti.
Invece l’Assessore alla Salute Telesca ha segnalato a tal proposito che “i sistemi di misurazione delle performance del SSR riferiti a dati del 2016 ci danno in netto miglioramento su molti fattori” e quindi invita a “leggere con cura le 160 pagine del rapporto Crea Sanità”.
Ciò che pare oggettivamente incontrovertibile è la posizione del Friuli Venezia Giulia nella graduatoria di performance: secondo su ventuno nel 2014, ventesimo su ventuno nel 2017. Non si comprende quindi come si possa definire “miglioramento” retrocedere di 19 posizioni.
Abbiamo accolto l’invito a leggere attentamente le 160 pagine del rapporto (lo avremmo fatto in ogni caso), dove le motivazioni che sono alla base della valutazione negativa vengono rappresentate a pagina 142:
“Per le ultime 5 Regioni, convenzionalmente appartenenti all’area “critica”, (Calabria, Abruzzo, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Molise) si registrano valori che scendono progressivamente fino allo 0,38, e qui troviamo new entry quali il Friuli Venezia Giulia e il Molise, fortemente penalizzate da alcuni indicatori. In particolare, per l’indicatore di appropriatezza in termini di Pazienti con IMA trattati con PTCA entro 2 giorni, per i due sulle rinunce, per quello relativo ai Giorni perduti standardizzati pro-capite per morti prevenibili (Esiti) e per i due dell’Innovazione: ricorso ai nuovi anticoagulanti orali e all’approccio laparoscopico; il Molise è invece penalizzato sull’indicatore di spesa sanitaria pubblica, sui Pazienti con IMA trattati con PTCA entro 2 giorni, sul Tasso di ospedalizzazione ordinario in acuzie, sulla Quota interventi più frequenti di chirurgia generale eseguiti in laparoscopia, sulla Quota pazienti con Epatite C trattati con i nuovi farmaci e parzialmente anche sui due relativi alla disabilità.”
Ci sembrano molto significativi gli indicatori relativi alle rinunce alle cure e ai giorni di vita perduti, che vanno quindi discussi più a fondo, tralasciando per brevità quelli riguardanti l’appropriatezza e l’innovazione.
Questi indicatori misurano la quota di popolazione che rinuncia a spese sanitarie out of pocket (farmaci, case di cura, visite specialistiche, cure odontoiatriche, etc.) per motivi economici e quella che rinuncia a curarsi per la difficoltà di accedere ai servizi (liste d’attesa, mancanza di offerta, etc.).
I motivi economici e le difficoltà di accesso tendono a potenziarsi a vicenda e vi sono molteplici testimonianze di cittadini che lamentano l’attuale impossibilità a curarsi perché le prestazioni di per sé costano troppo e la difficoltà di accesso alle cure determina ulteriori costi che per molti risultano insostenibili.
C’è da sorprendersi non poco ricordando le parole pronunciate da Serracchiani e Telesca nel 2014 quando dichiaravano che la riforma sanitaria era fatta per mettere finalmente il malato al centro del sistema.
L’altro capitolo che pare assai inquietante è quello relativo ai “giorni perduti standardizzati pro-capite per morti prevenibili”, il cui indicatore esprime i giorni di vita perduti dovuti a decessi che si sarebbero potuti evitare grazie a cure sanitarie di buona qualità.
Su questo capitolo ogni commento pare qui superfluo, ma dovrebbe essere motivo di profonda e seria riflessione.
Walter Zalukar
Presidente Associazione Costituzione 32
One response
[…] altro articolo che conferma questa politica di austerità pubblicato su un sito web tratta del declassamento della Sanità del Friuli Venezia Giulia dai primi agli ultimi posti della […]