Le Linee di gestione del Servizio sanitario e sociosanitario regionale per l’ anno 2018:
- confermano tutte le chiusure di strutture ospedaliere e conseguenti posti letto previste dalla programmazione regionale in base alla legge di riforma e provvedimenti collegati, con pochissime e ben circoscritte eccezioni;
- non confermano l’attuazione dei CAP come previsti dalla legge di riforma né nel numero né nel funzionamento;
- confermano l’insufficiente sviluppo dei progetti relativi a grandi temi come l’oncologia, la riabilitazione, l’emergenza urgenza, la salute mentale.
Ne consegue una grave menomazione della “risposta” del Sistema sanitario pubblico in tutta la regione FVG, in quanto è stata depotenziata sensibilmente l’area ospedaliera senza che risulti significativamente potenziata l’area territoriale.
Qui di seguitole osservazioni scaturite dall’analisi del documento regionale che supportano le valutazioni sopra espresse.
OSSERVAZIONI
in merito alle
Linee per la gestione del Servizio sanitario e sociosanitario regionale – anno 2018
DGR 2667/2017
Le linee di gestione 2018 prevedono nell’ambito dei “Progetti di organizzazione delle funzioni” al punto 3.1.1.: “Dall’approvazione della DGR 2673/2014 il numero di posti letto di assistenza ospedaliera è stato portato, da parte di quasi tutte le AAS/ASUI/IRCCS, progressivamente ai valori previsti dall’allegato 2 della stessa delibera. Nel 2018 si consoliderà l’organizzazione raggiunta.”
Ciò significa attuare i tagli di tutti i posti letto previsti dalla L.R. 17/14 entro l’anno in corso, a prescindere che nelle stesse linee di gestione, al punto 1, si ammetta che “altri fondamentali provvedimenti di programmazione …. sono ancora da attuare compiutamente.”
Quindi a prescindere se le realizzazioni dei servizi e reti di assistenza territoriale siano o meno compiute.
Le precedenti linee di gestione 2017 avevano sancito l’obbligo di “estendere in via più esaustiva e anche definitiva le parti organizzative previste dalla L.R. 17/2014 con il riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale e norme in materia di programmazione sanitaria e sociosanitaria, dispiegando gli strumenti previsti.”
Che significava attuare la soppressione di tutti i reparti ospedalieri previsti dalla L.R. 17/14 e provvedimenti collegati entro il 2017, contestualmente all’approvazione dell’atto aziendale. Superando in tal modo la stessa previsione della L.R. 17/14 che consente invece di rinviare la soppressione dei reparti ospedalieri previsti ex lege entro il triennio successivo all’approvazione dell’atto aziendale. E ciò evidentemente per non tagliare ex abrupto strutture indispensabili per la salute pubblica prima che siano implementati adeguati servizi sostitutivi.
Né si può credere alla contestuale effettiva realizzazione di strutture territoriali.
Già le linee di gestione 2017 prevedevano: “In ogni Azienda sono presenti non meno di 4 CAP” (vedi allegato alla DGR 2275/16 punto 3.3.1).
Dopo che le linee di gestione 2016 avevano previsto: “almeno 2 CAP per Azienda entro il 2016” (vedi allegato alla DGR 2393/15, punto 3.3.1).
E dopo che anche le linee di gestione 2015 avevano previsto: “almeno 2 CAP per Azienda entro il 2015” (vedi allegato DGR 153/15, punto 3.3.1).
Sulla base delle linee di gestione 2015, 2016, 2017 dovrebbero essere oggi attivi in Regione almeno 20 CAP per compensare, seppure in parte, i tagli di strutture e letti ospedalieri, ma evidentemente le indicazioni delle citate linee di gestione almeno fino ad ora non sono state attuate.
Nello stesso triennio le linee di gestione sono state invece ben seguite laddove indicavano tagli e soppressioni.
Da sottolineare che la LR 17/14 prevede 1 CAP ogni 20-30000 abitanti, funzionante 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, quindi in regione almeno 42 CAP funzionanti tutto l’anno e tutte le ore del giorno.
Da sottolineare ancora che contrariamente a quanto scritto per gli anni passati le Linee di Gestione 2018 al punto 3.3.1.: “Assistenza primaria” non danno più alcuna indicazione circa il numero di CAP da realizzare.
Anzi il capitolo “Assistenza primaria” si sviluppa in meno di una pagina e contiene 3 soli obiettivi. Uno estremamente generico: “Assistenza medica primaria riorganizzata in ogni Azienda in coerenza con le disposizioni regionali”.
Gli altri due sono:
- “Evidenza dell’attività effettuata dallo psicologo nel CAP”
- “Almeno il 15% dei MMG in ogni AAS/ASUI partecipa alla sperimentazione secondo le modalità stabilite dalla Direzione centrale salute.”
Non pare che tali obiettivi impatteranno significativamente nell’assistenza primaria territoriale tanto da sostituire reparti ospedalieri chiusi e letti tagliati.
In sintesi: a tuttora risultano tagli e soppressioni di ulteriori strutture/posti letto ospedalieri senza corrispondente rafforzamento del territorio.
Dove e da chi saranno curati i malati nel 2018?
Connesse a quanto sopra esposto appaiono le progettualità di cui al punto 3 ed anche qui il quadro appare desolante, in quanto una parte non trascurabile degli obiettivi delle linee di gestione 2018 sono null’altro che pezzi mutuati mediante copia e incolla dalle linee di gestione 2017 relativi ad obiettivi prefissati e non realizzati, che a loro volta si rifacevano a “pezzi” delle Linee di gestione 2015 e 2016.
Evidentemente il sistema non è in grado di realizzare nei tempi previsti quanto si prefigge, per cui rinvia di anno in anno lo stesso obiettivo; fenomeno questo rilevabile con un confronto puntuale dei documenti relativi a ciascun anno.
Pertanto molti di quei progetti, di cui al punto 3 delle linee di gestione, che sembrano auspicabili e condivisibili, non risultano credibili, poiché se non si è riusciti a realizzarli nell’intero triennio precedente per quale motivo si dovrebbe vederne la realizzazione nel 2018? Finora sono rimasti in buona parte annunci astratti, come i CAP, e non vi è alcuna fatto nuovo che induca a ritenere che il prossimo anno da astratti annunci possano diventare realizzazioni concrete.
E così per i Piani relativi ad altre discipline di primaria importanza per la salute pubblica.
Ad esempio riguardo all’oncologia le Linee di gestione 2018 al punto 3.1.6 prevedono che: “Nelle more dell’attivazione della Rete oncologica regionale, le AAS/ASUI/IRCCS definiscono per area geografica, entro il 30 aprile 2018, percorsi integrati facilitanti la presa in carico del paziente oncologico.”
Le linee di gestione 2017 prevedevano: “Entro il 30 giugno del 2017 dovrà essere adottato il nuovo Piano Oncologico.” (vedi allegato alla DGR 2275/16 punto 3.1.8).
Le linee di gestione 2016 prevedevano: “Entro il 30 giugno del 2016 dovrà essere adottato il nuovo Piano Oncologico” (vedi DGR 2393/15, punto 3.1.6.).
Riguardo alla riabilitazione le Linee di gestione 2018 al punto 3.1.9 prevedono l’adozione del Piano entro il 2018.
Le linee di gestione 2017 prevedevano: “Entro il 30 giugno del 2017 dovrà essere adottato il nuovo Piano della Riabilitazione.” (vedi allegato alla DGR 2275/16 punto 3.1.10).
Le linee di gestione 2016 prevedevano: “Entro il 30 giugno del 2016 dovrà essere adottato il nuovo Piano della Riabilitazione” (vedi allegato alla DGR 2393/15, punto 3.1.7.).
Riguardo alla salute mentale le Linee di gestione 2018 al punto 3.1.9 prevedono l’adozione del Piano entro il 31 dicembre 2018.
Le linee di gestione 2017 prevedevano: “Entro il 31 dicembre del 2017 dovrà essere adottato il nuovo Piano della Salute mentale” (vedi allegato alla DGR 2275/16 punto 3.1.11).
Le linee di gestione 2016 prevedevano: “Entro il 31 dicembre del 2016 dovrà essere adottato il nuovo Piano della Salute Mentale” (vedi allegato alla DGR 2393/15, punto 3.1.8.).
Quindi anche per la pianificazione di materie importanti come quelle sopra indicate vengono reiterati gli annunci, piuttosto che procedere con i fatti, mentre tagli e soppressioni sono sempre tempestivi e concreti.
Anche tutto il capitolo relativo alla promozione della salute e prevenzione, di cui al punto 3.2, appare un susseguirsi di annunci su materie anche molto importanti, ma le effettive realizzazioni, anche alla luce di quanto precedentemente esposto, sembrano più atti di fede, che non l’attesa di risultati concreti.
Relativamente ai tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali e per gli interventi chirurgici, di cui al punto 3.7.1, viene ribadita l’esigenza di rispettare i tempi di attesa massimi previsti in base alle classi di priorità, scaricando in pratica il problema sulle aziende, a prescindere dalla disponibilità o meno delle risorse necessarie a garantire la tempistica.
E a ciò si aggiunge la previsione di sospendere la libera professione intra-moenia ai medici delle strutture che non rispettano i tempi massimi previsti.
In questo modo l’azienda può a sua volta scaricare il problema sui professionisti.
Vi è certamente l’esigenza di un controllo attento e puntuale sulla libera professione dei medici all’interno dell’ospedale, proprio in relazione alle liste di attesa, ma pare o ingenuo o demagogico, o tutti e due, ritenere che abolendo questo istituto si possa risolvere un problema che vede le cause essenzialmente nella scarsità di risorse, sia umane che logistiche, oltre che in assetti organizzativi aziendali sempre più improbabili.
Il punto 3.7.1 delle Linee di gestione 2018 è un pedissequo copia incolla dell’identico punto 3.7.1 delle precedenti Linee di gestione 2017, con l’unica differenza nel passaggio dal 25% ad almeno il 40% della quota da utilizzare per l’acquisto di prestazioni dagli erogatori privati convenzionati, in aggiunta al budget assegnato per il periodo 2017-2019 con la stipula degli accordi adottati con la DGR n. 42/2017.
Relativamente al Fascicolo sanitario elettronico (FSE), di cui al punto 5.2, si apprende che nel corso dell’anno 2018 è “prevista l’implementazione del FSE al 15% della popolazione con un programma da definirsi operativamente entro marzo 2018.” Che significa che non c’è ancora neppure un programma e che nella più rosea delle previsioni solo una parte minima di popolazione ne potrà usufruire.
Riguardo all’ emergenza urgenza le Linee di gestione 2018 al punto 3.1.3 riconoscono che dopo oltre 2 anni dal varo dello specifico Piano “alcune azioni/funzioni previste dal piano sono ancora da attuare”, producendo un copia incolla con quanto indicato nelle Linee di Gestione 2017: “ma ancora numerose funzioni previste dal piano sono ancora da attuare” (vedi allegato alla DGR 2275/16 punto 3.1.5).
Quindi vi è ancora una significativa scopertura dell’assetto previsto per tutti mezzi di terra, sia automediche, sia autoambulanze, in relazione non solo al numero ma anche alla composizione qualitativa degli equipaggi, spesso convenzionati invece che essere formati da personale dipendente, come invece tassativamente indicato dallo stesso Piano dell’emergenza, di cui alla DGR n. 2.039/2015.
Riguardo all’elisoccorso viene stabilito l’ “avvio dell’attività presso l’eliporto di Campoformido e dell’eliambulanza notturna” (ASUIUD entro il 31 marzo 2018); avvio che già avrebbe dovuto aver luogo nel corso del 2017 stante quanto previso nelle Linee di gestione 2017: “Avvio dell’eliambulanza notturna.” (vedi allegato alla DGR 2275/16 punto 3.1.5).
Del resto sarebbe stato assai difficile avviare tale servizio in mancanza di elisuperfici abilitate al volo notturno, come previste dalle Linee di gestione 2017: “Adeguamento al volo notturno delle piazzole dell’eliambulanza dei presidi ospedalieri hub e spoke.”
Nessuna di tali piazzole è stata realizzata e l’unica abilitata continua a risultare quella preesistente di Cattinara, mentre quella prevista all’ospedale di Udine è stata provvisoriamente sostituita dall’eliporto di Campoformido, che ha comportato una spesa assai rilevante a fronte di un’operatività non ottimale.
Pare quindi perlomeno improbabile la previsione della attuale Linee di gestione che riportano al punto 3.1.3: “Adeguamento al volo notturno delle piazzole presenti in ogni presidio ospedaliero hub ed in ogni sede dei presidi ospedalieri spoke (AAS2, AAS3 e AAS5)”.
E’ infatti evidente che la realizzazione di tali piazzole non potrà avvenire nel corso del 2018 vista la complessità dell’iter progettuale e burocratico oltre che l’ingente costo, tanto che si cerca di sostituirle provvisoriamente (fino a quando?) con campi di calcio, pur, come sembra, in assenza di sufficienti studi di fattibilità in relazione ad operatività e sicurezza.
Pare rilevante aggiungere che il CAP rappresenta il fulcro su cui avrebbe dovuto fondarsi l’assistenza territoriale per cui la mancata realizzazione degli stessi in tutto il territorio regionale ( non sembrano contare i CUP derivanti dai precedenti poliambulatori) è il segno tangibile del fallimento di tutto l’impianto della Riforma sanitaria.
A conferma di quanto sopra interviene il Documento di Economia e Finanza della Regione FVG 2018 che nell’ Obiettivo strategico 5.1 limita numero e funzionamento dei CAP a “4 per Azienda” attivi “8-12 ore al giorno”(pag. 96, 99).
Walter Zalukar
Presidente Associazione Costituzione 32
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