C’è voluta la Procura della Repubblica di Bergamo per svelare i livelli di inettitudine che hanno contraddistinto le nostre istituzioni nell’affrontare il Covid.
Leggendo le chat raccolte dalla Guardia di Finanza si ha un quadro desolante dei livelli di incapacità, confusione, interessi che hanno contraddistinto molti dei protagonisti di quella stagione.
Leggendo quello che si son scritti i vari Speranza, Brusaferro, Locatelli, non si stenta più a capire il perché dei tanti provvedimenti assurdi, dei ritardi, delle carenze. Semplicemente perché non c’era una catena di comando ordinata e competente in grado di pianificare azioni adeguate e compatibili con le risorse a disposizione.
Nulla di tutto ciò, al suo posto confusione e improvvisazione, e allora sorge naturale il sospetto che molti ordini e provvedimenti non siano stati determinati da effettive esigenze di tutela della salute, ma piuttosto, non sapendo cosa esattamente fare, dal bisogno di mostrare di far qualcosa comunque, qualsiasi cosa, meglio se appariscente e impattante.
Così siamo arrivati ai banchi a rotelle nelle scuole italiane, mentre la nostra Regione cercava di varare la ormai famosa nave ospizio. Culmini dell’insensatezza a tutti i livelli, nazionale e regionale.
A proposito di Regione FVG, sembra che allora sia scattata l’emulazione con lo Stato a chi fa di più.
E allora tutti chiusi nelle proprie case, vietato uscire, un dramma soprattutto per gli anziani, privati di sole, luce, aria, movimento che sono vita, ed infatti non sorprende l’aumento di mortalità in Italia confronto al resto del mondo.
Chi non ricorda le guardie forestali a cavallo alla ricerca di pericolosi untori sul greto del Tagliamento, o le motovedette a caccia di imprudenti bagnanti o i bambini costretti a regole tanto severe quanto assurde, e tanti piccoli ne portano ancora le conseguenze.
E tutto ciò avvolto nella totale opacità, con un’informazione a senso unico, mentre i dati forniti da Regione e Stato erano di norma incompleti e spesso improbabili.
Nella nostra regione la mancata trasparenza ha interessato in primis le strutture sanitarie. E non certo imputabile a medici e infermieri, che anzi hanno sofferto in prima persona la carenza di informazioni e il divieto di esternare pubblicamente dubbi e considerazioni sulle condizioni di lavoro.
In FVG siamo arrivati addirittura a nascondere per una settimana che un reparto ospedaliero fosse infetto, nascondendo così alla gente in che condizioni di pericolo si trovassero i degenti in ospedale. E non si esitò a denunciare penalmente chi l’aveva svelato. Tentativo di intimidazione fallito grazie alla solerzia dei giudici del Tribunale di Trieste, ma i responsabili di quei fatti rimangono tuttora impuniti e una parte di verità continua ad essere a nascosta.
Chissà se anche a Trieste qualcuno vorrà conoscere la verità?
No responses yet