Vorrei richiamare l’attenzione di chi ha seguito la vicenda dei protocolli regionali per il soccorso territoriale su un aspetto che, evidentemente, a molti è sfuggito.
Tali protocolli andrebbero prima di tutto rivisti dal punto di vista tecnico e delle linee guida internazionali a cui dovrebbero fare riferimento perché, almeno nell’ultima versione che è stata diffusa, contengono molteplici incongruenze e addirittura grossolani errori. Il fatto che diversi professionisti continuino ad affermare che i protocolli sarebbero basati sulle migliori evidenze scientifiche appare quanto meno sconcertante, e fa pensare che questo esprima più la fiducia riposta negli estensori e colleghi, che non una seria e attenta analisi dei protocolli.
Ecco (solo) alcuni esempi. Per gli addetti ai lavori, ho aggiunto qualche precisazione più “tecnica”.
- Nel primo algoritmo descritto nel testo, “Valutazione primaria dell’adulto”, si assume che il soccorritore possa riscontrare “vie aeree pervie” e “respiro presente e valido”, ma successivamente, porre diagnosi di arresto cardiaco e agire di conseguenza. È evidente che la situazione prospettata non è possibile, una persona colpita da arresto cardiaco non ha un respiro presente e valido.
- L’ algoritmo sull’arresto cardiaco prende a riferimento le linee guida dell’American Heart Association del 2010 e non gli aggiornamenti successivi, e contiene errori (es. in caso di PEA/asistolia non è previsto che successivamente possa comparire un ritmo defibrillabile).
- Nel coma ipoglicemico dell’adulto i dosaggi di glucosio previsti sono di molto inferiori (circa la metà) a quelli che normalmente sono necessari.
- Il dosaggio della morfina nel trattamento del dolore acuto rischia di essere inadeguato in molti casi: 2 milligrammi ogni 5 minuti fino a un massimo di 10 mg (in 20 minuti!), dosaggio quasi mai sufficiente a controllare il dolore in persone traumatizzate con fratture che sono spesso molto dolorose.
Questi sono solo alcuni esempi degli errori e incongruenze rilevati esaminando il testo, ma ve ne sono molti altri che nell’insieme compromettono dal punto di vista tecnico l’affidabilità del documento.
Già nel 2016 era stato richiesto dalle Aziende sanitarie a diversi professionisti, fra i quali la scrivente, un parere tecnico. Già allora erano stati segnalati errori e incongruenze che, inspiegabilmente, non sono stati corretti, nemmeno quando si trattava di banali, ma potenzialmente fuorvianti, refusi. Se questi protocolli dovessero essere approvati, non solo aumenterebbero le probabilità di errore, ma costringerebbero qualsiasi serio professionista, e forse soprattutto l’Infermiere, a dover scegliere se esporsi al rischio (anche giudiziario) di applicare alla lettera protocolli inadeguati, o a quello di discostarsi, seppure per il bene del paziente, da disposizioni ufficiali e cogenti.
Laura Stabile
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