Fra i principali nodi da sciogliere al più presto per ridurre i danni del Covid nel nostro Paese vi sono la burocratizzazione della pandemia e l’intasamento degli ospedali.
La confusione delle regole sui tamponi immobilizza milioni di italiani e li tiene lontani dai processi produttivi, oltre che dalla vita sociale, senza che ne derivi alcuna sostanziale miglioria in termini di salute e sicurezza. E con spreco di risorse.
Burocratizzazione significa anche l’adozione di misure senza alcun fondamento scientifico, p.es. l’obbligo delle mascherine all’aperto sempre e comunque. Ricordiamo ancora il primo lockdown, con droni, elicotteri e polizia a cavallo alla ricerca di runner isolati nei boschi e sulle spiagge. Anche qui un danno economico, ma soprattutto un vulnus alla credibilità delle istituzioni, che porta il cittadino a diffidare di tutto, anche delle cose di indubbia efficacia come le FFP2 nei trasporti pubblici e al chiuso.
L’intasamento degli ospedali mette in pericolo le cure a tutti i malati, Covid e non, e contribuisce a rendere queste strutture importanti focolai del virus.
Per gli ospedali si sono persi due anni. Si sarebbero dovuti dedicare molti più ospedali alla cura dei soli malati Covid e, dove ciò è impossibile, creare percorsi intraospedalieri separati per malati covid e non. Con separazioni vere, non fittizie come avvenuto nella maggior parte dei casi.
Si sarebbe dovuto puntare sull’incremento di stanze singole, con uno sforzo di revisione e potenziamento della rete ospedaliera, ripensando anche al ruolo dei piccoli ospedali dismessi o in via di dismissione.
Avere stanze singole, con letto per un accompagnatore, significa diminuire enormemente il rischio di contagio dei pazienti ricoverati, e grazie all’accompagnatore fornire anche un grosso contributo all’assistenza, in particolare degli anziani, sottraendo questi ultimi alla pena inumana di non poter vedere un familiare per lunghi periodi, talora fino alla morte.
E poi c’è la questione delle cure territoriali, l’unico vero strumento per contrastare gli accessi evitabili in ospedale. Anche qui si sono persi due anni, enfatizzando future Case della Salute comunitarie, Centri di Coordinamento territoriale, Ospedali di Comunità, eccetera. Ma per curare i malati Covid a domicilio servono medici e infermieri oggi, o il più presto possibile, e non una moltiplicazione di sportelli e strutture fra 4-5 anni, senza rilevanti incrementi di personale, come prevede invece il piano del ministro Speranza.
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