L’elisoccorso notturno è stato attivato in Friuli Venezia Giulia il 1 febbraio 2018 anche al fine di sopperire alla carenza di automezzi di soccorso avanzato. Quindi l’elisoccorso risulta sostitutivo piuttosto che integrativo ai mezzi di soccorso di terra, come invece dovrebbe essere stando alle indicazioni del Decreto del Ministro della Salute 2 aprile 2015, n. 70, al punto 9.1.4: “Per i mezzi notturni, si propone un servizio di elisoccorso integrato con il sistema di soccorso a terra”.
In questo contesto risalta l’esiguità del numero di mezzi di soccorso avanzato esistenti nella nostra regione, dove vaste aree montane, l’intero alto Friuli e la Carnia, risultano completamente scoperte di automedica.
Il Piano regionale dell’emergenza, di cui alla DGR 16 ottobre 2015 n. 2039, prevede complessivamente 6 automediche per l’intero territorio del Friuli Venezia Giulia.
La nostra regione presenta una popolazione di 1.235.808 abitanti distribuiti su un’area di 7.856 kmq, per cui il rapporto medio è di un’automedica per ogni 205.900 abitanti con copertura di 1.309 kmq di territorio.
L’Atto d’Intesa Stato Regioni 5 agosto 2014 e il citato DM 70/2015 prevedono invece: “attribuzione di un mezzo di soccorso avanzato ogni 60.000 abitanti per la copertura di un territorio non superiore a 350 kmq, con un correttivo specifico per la copertura ottimale nelle zone montane e pedemontane”.
Se fossero state seguite le indicazioni ministeriali avremmo 20 mezzi di soccorso avanzato al posto di 6.
Concettualmente l’attivazione dell’elisoccorso notturno dovrebbe rappresentare un arricchimento della rete di emergenza, ma si sarebbe dovuto procedere facendo una attenta valutazione del rapporto costi/benefici, visto che l’operatività notturna dell’elicottero è soggetta a diverse limitazioni.
Il DM 70/2015 raccomanda per i mezzi notturni “un servizio di elisoccorso integrato con il sistema di soccorso a terra tramite adeguata rete di elisuperfici notturne a servizio delle destinazioni sanitarie, ed elisuperfici a servizio di comunità isolate o aree disagiate, che impieghi un numero di mezzi notturni pari a uno per una previsione media di interventi compresa tra 350 e 550 anno”.
Specificando che: “Alle regioni per le quali si preveda un numero di interventi annui inferiori a quelli minimi indicati nel presente punto è fortemente raccomandata l’aggregazione funzionale con una delle regioni confinanti tramite apposite convenzioni”.
L’operatività dell’eliambulanza notturna è condizionata dal meteo, in quanto situazioni di scarsa visibilità come nebbia e nubi basse o di vento forte non consentono il volo. In tali casi, essendovi carenza di mezzi di soccorso avanzato su gomma e non potendo decollare l’eliambulanza, la comunità si trova priva del soccorso medico avanzato. Ma anche in condizioni meteo favorevoli l’impiego notturno dell’eliambulanza su distanze inferiori a 70-80km si dimostra meno efficace dei mezzi di terra, in quanto sia i tempi di soccorso sia quelli di ospedalizzazione risultano sensibilmente più lunghi rispetto ai tempi impiegati dai mezzi di terra.
Sembra paradossale che un automezzo possa arrivare prima di un aeromobile, ma la spiegazione è semplice:
- Il tempo di decollo dopo l’allertamento è di 20-30 minuti poiché deve essere predisposto il piano di volo e bisogna attendere la conferma dell’accensione delle luci presso il target di destinazione.
- L’atterraggio può avvenire solo presso le apposite aree predisposte, per lo più campi di calcio, dove l’equipaggio attende l’arrivo dell’autoambulanza per poter dare le prime cure mediche al paziente e quindi caricarlo a bordo.
- La destinazione all’ospedale di Udine prevede l’atterraggio a Campoformido e il successivo trasporto mediante autoambulanza a Udine.
Ciò significa che il tempo per prestare le prime cure mediche al paziente non è mai inferiore ai 40 minuti, quindi il doppio del massimo previsto per il soccorso in area extraurbana dalla DGR 2039/2015. Significa anche che dopo il volo di rientro il paziente deve essere trasbordato su un’autoambulanza per raggiungere Udine e ciò concorre all’ allungamento dei tempi di ospedalizzazione.
Il costo dell’elisoccorso notturno ammonta a oltre 4.000.000 di euro/anno; quindi circa 11.000 euro a notte, che voli o che non voli.
E a ciò devono aggiungersi i costi non indifferenti per la predisposizione e il mantenimento delle aree di atterraggio.
Nei primi 2 mesi di servizio sono state compiute 8 missioni, 4 al mese, che rappresenta il 13% del minimo di attività previsto dal citato DM 70/15. Essendo il costo dell’elicottero pari a circa 660.000 euro a bimestre il costo di ciascuno di questi interventi è risultato di oltre 80.000 euro.
Qui di seguito gli 8 interventi effettuati nei primi due mesi di attività.
- 9 febbraio – Incidente stradale ad Aviano Viale per Costa, allarme al 118: ore 00.30, ora di arrivo all’ Ospedale di Udine: 02.45, totale 2 ore e 15 minuti. Il target dista 58 km dall’ospedale di Udine ed è percorribile (stima percorsi Michelin) da un automezzo in 1 ora e 9 minuti, quindi è verosimile ipotizzare che utilizzando un’autoambulanza i tempi di arrivo del paziente all’ospedale di Udine sarebbero stati pressoché eguali.
- 11 febbraio – Precipitazione dal secondo piano di edificio a Maniago strada Traviana, allarme al 118: ore 01.00, ora arrivo all’ Ospedale di Udine 03.30, totale 2 ore e 30 minuti. Il target dista 45 km dall’ospedale di Udine ed è percorribile (stima percorsi Michelin) da un automezzo in 56 minuti, quindi è verosimile ipotizzare che utilizzando un’autoambulanza il paziente sarebbe arrivato all’ospedale di Udine un’ora prima.
- 16 febbraio – Bambino con gravi problemi respiratori a Udine, allarme al 118: ore 20. Arrivo al Burlo: ore 22.00. Il target dista 80 km dal Burlo ed è percorribile (stima percorsi Michelin) da un automezzo in 1 ora e 5 minuti, quindi è verosimile ipotizzare che utilizzando un’autoambulanza il paziente sarebbe arrivato al Burlo almeno mezz’ora prima.
- 17 febbraio – Incidente stradale a Ronchi dei Legionari vicino Cimitero, allarme al 118: ore 21.37. Codice giallo. L’ autoambulanza arriva poco prima delle 22. L’elicottero atterra a Ronchi alle 22.20. Il ferito entra a Cattinara alle 23.15. Il target dista 43 km da Cattinara ed è percorribile (stima percorsi Michelin) da un automezzo in 44 minuti, quindi è verosimile ipotizzare che utilizzando un’autoambulanza il paziente sarebbe arrivato a Cattinara almeno mezz’ora prima.
- 18 marzo – Bambino ustionato con acqua bollente (14% superficie corporea) a Porcia, allarme al 118: ore 21.50. Ora atterraggio a Maniago: 22.35. Ora arrivo a Verona: 24.00.
- 24 marzo – Trasporto secondario da Ospedale di Udine a Ospedale di Cesena di grande ustionato. Allertamento dell’elicottero poco prima delle ore 20. La paziente era stata ricoverata a Udine alle ore 10 del mattino.
- 27 marzo – Trasporto secondario da Ospedale di Trieste a Ospedale di Verona di grande ustionato. Allertamento dell’elicottero: ore 23.30. Arrivo a Verona alle ore 02.30. Se il trasporto fosse avvenuto con autoambulanza il tempo sarebbe stato praticamente sovrapponibile, infatti l’ospedale di Trieste dista 263 km dall’ospedale di Verona ed è percorribile (stima percorsi Michelin) da un automezzo in 2 ore e 43 minuti. Il tempo dell’eliambulanza dall’allertamento all’arrivo a Verona è stato di 3 ore.
- 30 marzo – Trasporto secondario di un paziente critico dall’ospedale di Gorizia a quello di Udine. Allertamento elicottero: ore 19.00. Arrivo all’ospedale di Udine: ore 21.20. L’ospedale di Gorizia dista 53 km dall’ospedale di Udine ed è percorribile (stima percorsi Michelin) da un automezzo in 42 minuti, quindi è verosimile ipotizzare che utilizzando un’autoambulanza il paziente sarebbe arrivato a Udine almeno 1 ora e mezzo prima.
Nel bimestre in esame risultano quindi effettuati 5 interventi di soccorso primario, di cui 4 nelle prime tre settimane, e 3 trasporti secondari. Dal 18 febbraio al 17 marzo l’elicottero è rimasto a terra per 4 settimane consecutive, costando comunque 300.000 euro (11.000 euro per notte).
In nessuno dei 3 interventi per trauma l’utilizzo dell’elicottero sembra essere stato vantaggioso per il paziente, anzi il ritardo di ospedalizzazione avrebbe potuto essere potenzialmente nocivo, se ci fossero state lesioni con indicazione ad intervento chirurgico urgente, come ad esempio le emorragie, dove il ritardo di ospedalizzazione può essere fatale.
Nei 3 voli eseguiti fuori regione si è trattato di pazienti gravemente ustionati. In tali casi vi è indicazione al rapido accesso ad un Centro grandi ustionati, ma generalmente non sono situazioni cliniche tempo dipendenti come, ad esempio i trapianti e la ricostruzione di segmenti corporei amputati, dove sono fissati precisi ed invalicabili tempi limite. Tanto che il trasporto a Cesena è avvenuto 10 ore dopo l’ospedalizzazione.
Il bilancio di questi primi mesi di attività non sembra dunque incoraggiante: i tempi di soccorso risultano di oltre il doppio rispetto a quelli ottenibili con mezzi di terra ed anche i tempi di ospedalizzazione sono stati sensibilmente più lunghi. E tutto ciò a fronte di un costo molto elevato, oltre 80.000 euro per intervento, enormemente superiore rispetto al soccorso/trasporto mediante mezzi su gomma.
Walter Zalukar
Presidente Associazione Costituzione 32
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