Si sarebbe potuto sperare che, in vista della cessazione dello stato di emergenza Covid e con la necessità di accogliere i profughi dell’Ucraina, l’Italia si affrettasse a togliere gran parte delle restrizioni in vigore, come stanno facendo altri Paesi europei. Anche autorevoli scienziati stanno sconsigliando il mantenimento del Green Pass in questo periodo, perché ritenuto inutile e forse controproducente anche dal punto di vista sanitario.
Allentare drasticamente le restrizioni sarebbe stato l’unico modo ragionevole per uscire da un dilemma altrimenti insolubile: sembrava impensabile imporre, a persone gravemente provate e in fuga da una tragedia, il green pass rafforzato sui mezzi pubblici, tamponi a ripetizione e altre rigide misure tuttora in vigore per i cittadini italiani. D’altra parte, non sarebbe stato possibile stabilire regole diverse per gli italiani e per gli stranieri, trattandosi oltretutto di norme, almeno in teoria, dettate da necessità strettamente sanitarie.
Fra la compassione, l’empatia (pensiamo all’abbraccio metaforico del sottosegretario Sileri) e il rigore ottuso, probabilmente una sorta di medicina difensiva, ispirato da consiglieri sanitari del Ministero della Salute, sembra per ora aver prevalso quest’ultimo.
Il 10 marzo sono state pubblicate sul sito del Governo delle “Prime informazioni utili per i profughi ucraini in Italia”, contenute in una scheda, scaricabile anche con QR code.
Chi arriva dall’Ucraina dovrà (fino al 31 marzo 2022) sottoporsi a regole di prevenzione anticovid rigide e complicate, prive di logica, probabilmente impossibili da rispettare e ancor più da controllare. Regole assurde nell’attuale contesto con l’unico effetto di complicare la vita a tutti e di sprecare risorse.
Come si intitola la scheda? “Benvenuto in Italia”!
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